CitroChristmas
Qualche settimana prima delle feste di Natale si scatenano diversi tipi di panico: mescolandosi alla gioia per qualche giorno di vacanza e alla felicità di rivedere la propria famiglia, circolano stati di ansia dei più disparati tutti legati ai momenti luculliani del periodo natalizio.
Mangerò troppo? Avrò comprato abbastanza cibo (disse la mamma con la dispensa talmente piena che potrebbe sopravvivere a un’esplosione nucleare)? Rientrerò nei miei pantaloni dopo Capodanno?
Sì, il Natale è festa, è regali, ed è abbondanza di cibo: non solo quello delle feste comandate, ma quello più subdolo dei fuori pasto, ed è di questi che parleremo.
Sulla carta siamo tutti bravi a protestare e fare fioretti: finito il pranzo del 25, ci crogioliamo promettendoci (e nel peggiore dei casi, annunciandolo pubblicamente) che non ingeriremo più nulla fino all’anno successivo. È una sincerità genuina: il nostro corpo manda segnali inequivocabili, e no, “stasera mangio solo mandarini” (dovremmo farne una t-shirt).
E poi, e poi… Ecco tre casi che tutti abbiamo vissuto, che ci hanno costretto a fare quello strappo che ha segnato l’incolmabile distanza tra la taglia pre e dopo Feste.
* Lo scambio dei regali
Oltre la famiglia c’è di più, e nello specifico gli amici che non vedi da mesi se vivi fuori casa e che con la scusa di “scambiamoci i regali” hai la possibilità di rincontrare. Piccoli pensieri, e un appuntamento in un locale per un aperitivo, così “al massimo beviamo qualcosa, che ho ancora il pranzo sullo stomaco” (anche questa, altra idea per una t-shirt). Il cameriere vi porta la lista, che voi con piglio snob mettete da parte: inizia lo scambio di pacchetti, e tra una chiacchiera e un’altra passano un paio d’ore. Poi, cominciano a girare sguardi imbarazzati e interrogativi, e si prova a mettere a tacere quello strano brontolio. Infine, la confidenza ha la meglio: “ragazzi, ma io un po’ di fame ce l’ho”. Da lì a ordinare un tagliere a un piatto di tagliolini è un attimo, e sì, avrete mangiato troppo anche quella sera.
* La tombola
Quando ero piccola i numeri della tombola li ricoprivano con i legumi secchi, e recentemente con le bucce di mandarino. Con la scusa di “stasera mangiamo solo frutta”, a tutti toccava uno o più mandarini da spiluccare e sacrificare per poter giocare a tombola. Tutto tranquillo, quindi, se non fosse per quell’anomalia casalinga per cui il cesto dei mandarini, durante il Natale, si espande fino ad accogliere frutta secca, fichi ripieni, datteri, e “qualche dolce avanzato”. Sarà l’impronta ecologica moderna che ci spinge a spazzolare tutto il cesto o dobbiamo ipotizzare una quarta dimensione dello stomaco? Qualsiasi sia la verità, quando arriviamo alla cinquina abbiamo tutti cenato disfacendo i buoni propositi.
* L’amico che è nato tra Natale e Capodanno
Un po’ lo odiamo tutti, questo amico i cui genitori hanno fatto dei calcoli che non comprendevano una pausa tra i tortellini e il cotechino: nato tra il 25 dicembre e Capodanno, il suo destino infame è quello di beccarsi un solo regalo che avvolge feste comandate e giorno di nascita e di ricevere velati insulti quando invita i suoi amici per una fetta di torta. “Vabbè, è solo una fetta di torta” (la t-shirt ce l’abbiamo?), dissero gli incauti amici andando a casa sua: quello che ignoriamo è che l’amico ha una madre avvolta dai sensi di colpa per aver donato al figlio questo destino infelice, e li risolve coccolando gli amici per alleviarlo. Le coccole si traducono in una tavola imbandita di cui non si vede la fine, ricolma di portate dolci e salate che dovrebbero far felici gli amici e levargli il broncio. E sì, incredibilmente funziona.
La morale di queste storie è semplice: nonostante tutte le promesse, la disfatta è inevitabile. E il bello è che, in fondo, ci piace così.